ANZIANA PERDE LA CASA ALL’ASTA: stritolata dal sistema bancario

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ANZIANA PERDE LA CASA ALL’ASTA: una donna di 77 anni ha pagato 500 mila euro per estinguere un debito di 290 mila euro, ma a distanza di 17 anni ha scoperto di dover pagare ancora quasi 800 mila euro. Indaga la procura.

Tempo di lettura: 5 minuti

ANZIANA PERDE LA CASA ALL’ASTA: stritolata dal sistema bancario

Riportiamo un articolo tratto da “La Repubblica” in cui è raccontata la storia di un’anziana signora di 77 anni che ha visto lievitare il proprio debito iniziale di 290.000 euro fino a oltre 1 milione di euro a causa degli interessi che nel tempo si sono accumulati.

Questa è la prova che il tempo non risolve il problema del debito, anzi, con il tempo il problema del debito non farà altro che peggiorare.

Per risolvere definitivamente e una volta per tutte i propri problemi di debito è necessario affrontarlo con tempestività rivolgendosi a dei Consulenti del Debito professionisti, preparati e specializzati nelle soluzioni al debito.

Anziana perde la casa all'asta

ANZIANA PERDE LA CASA ALL’ASTA: come inzia la storia

Schiacciata dal sistema bancario, dopo vent’anni perde la casa e deve pagare oltre un milione di euro in interessi.

Una donna di 77 anni era convinta che fosse stato estinto quel debito di circa 290 mila euro dove lei risultava “secondo fidejussore” per un conto corrente bancario di un’azienda, la Zanza Impianti, fallita alla fine degli anni novanta.

Il conto corrente era stato aperto in una filiale della Banca Agricola Etnea, poi diventata Antonveneta, poi Abn Ambro, poi Santander, poi Monte dei Paschi di Siena. L’anziana aveva pagato nel 2001 duecentomila euro ad Antonveneta e altri 250 mila erano stati versati alla banca dal curatore fallimentare dell’azienda.

Una cifra totale di 450 mila euro che nel 2001 in teoria doveva coprire sia il debito stabilito dal tribunale (290 mila euro) che gli interessi maturati fino a quella data. Invece a distanza di 17 anni non solo l’anziana ha scoperto che quel denaro non è bastato a saldare il debito, ma gli interessi nel frattempo sono galoppati nel silenzio più assoluto fino ad arrivare a oltre un milione di euro.

E i 450 mila euro pagati che fine hanno fatto? Semplice, nel 2018 vengono conteggiati come acconto sugli interessi che nel frattempo sono lievitati a ritmo di 60 mila euro ogni anno.

ANZIANA PERDE LA CASA ALL’ASTA: il 2018

Non solo, nel 2018 l’anziana scopre che un mese prima che la pratica venisse archiviata d’ufficio per il raggiungimento dei 20 anni di fascicolo “dormiente”, il tribunale civile di Palermo ha sollecitato i creditori a presentare i documenti necessari per recuperare il credito.

Il che dimostra come nessuno dei soggetti che negli anni hanno avuto la titolarità del credito, abbia mai considerato chiusa la pratica e avvisato il tribunale.

Una tempistica quella del tribunale che, nei fatti, ha consentito al creditore di poter vantare interessi di centinaia di migliaia di euro maturati in 19 anni e 11 mesi di silenzio dall’ultimo atto presentato in tribunale.

ANZIANA PERDE LA CASA ALL’ASTA: l’esposto in Procura

Solo a quel punto l’anziana ha scoperto che i soldi versati nel 2001 non avevano estinto nulla, erano stati conteggiati come interessi sul debito.

Su questa vicenda abbiamo presentato un esposto in procura contro ignoti – racconta il figlio dell’anziana – Abbiamo raccontato ogni passaggio di quanto è accaduto dal 1996 ad oggi”.

Il procuratore aggiunto Sergio Demontis ha aperto un fascicolo esplorativo per valutare se nel comportamento degli istituti di credito e delle società che si sono passate il credito in questi anni, ci siano responsabilità penali.

ANZIANA PERDE LA CASA ALL’ASTA: l’accanimento dei creditori

Dal 2018 a oggi la 77enne assistita dall’avvocato Mantia ha tentato di trovare un accordo con gli ultimi possessori del debito. I nuovi creditori sono la Elipso Finance srl di Ravenna che agisce oggi nella qualità di mandataria della Fbs spa Gruppo Banca Ifis.

A fine 2018 l’anziana propone una prima transazione offrendo 65 mila euro, che la Elipso rifiuta.

Il 10 dicembre 2018 viene proposta una nuova offerta che sale a 75 mila euro. Stavolta la Elipso accetta indicando il termine di pagamento entro la fine del 2018, entro 20 giorni. La signora versa un primo acconto di 20 mila euro, ma non riesce a saldare la cifra pattuita entro i termini. Chiede più tempo ma il 7 febbraio 2019 la Elipso dichiara decaduto l’accordo.

Il 10 aprile l’anziana comunica alla finanziaria che è in grado di pagare i 55 mila euro entro il 10 maggio. Ma la risposta della finanziaria spiazza la donna. Se sei mesi prima bastavano 75 mila euro, ora ce ne vogliono 100 mila. La signora riesce ad arrivare a 60 mila e li offre, ma per la Elipso è un secco no.

La casa della donna viene messa all’asta. L’appuntamento con il battitore è per il febbraio 2020.

ANZIANA PERDE LA CASA ALL’ASTA: il ricavato non è minimamente sufficiente a coprire il debito! Senza casa e con il debito residuo…

Grazie all’aiuto dei familiari la 77enne riesce a mettere insieme 135 mila euro. Ma non bastano ancora. Sono il doppio di quanto chiesto un anno prima, ma per la finanziaria non ci sono margini di trattativa.

Il 18 febbraio 2020 l’immobile (un prestigioso appartamento di circa 240 metri quadrati composto da 11 vani più giardino in una delle principali strade di Palermo) viene venduto all’asta alla cifra di 282 mila euro. Ad un terzo del suo valore di mercato.

E ora l’anziana è stata condannata a privarsi dei beni che le restano per far fronte ad un debito che da 290 mila euro è lievitato a un milione e trecentomila euro.

ANZIANA PERDE LA CASA ALL’ASTA: la beffa oltre al danno

Questa vicenda evidenzia come in Italia in molti casi la tutela del credito sia falsa o solo di facciata – spiega l’avvocato Loris Mantia – Il vero creditore è stato integralmente soddisfatto, ma questo non ha impedito che vendesse il credito ad altri soggetti che lo acquistavano per un decimo e poi lo rivendevano ancora. Il credito vantato nei confronti della mia assistita è passato di mano un numero incredibile di volte e alla fine l’ultimo che l’ha acquistato a fronte di un costo di circa 30 mila euro realizzerà un utile del mille per cento”.

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